Gita estiva in Vallese

17 Luglio 2013

Sette 4000 in due giorni – la Sportiva Palü al Monte Rosa

Mentre domenica scorsa a Poschiavo 2000 affamati

stramangiavano e a Zurigo 2 milioni di visitatori si rovesciavano sulle strade roventi del Züri-Fäscht,13 intrepidi appassionati della montagna sfidavano il freddo del Monte Rosa conquistando vetta su vetta… Chi legge dirà: “Al la mét giò ünta”, ed è così, perché chi scrive è tornato entusiasta dalla gita estiva della Sportiva Palü del primo fine settimana di luglio 2013. Dopo un viaggio abbastanza lungo fino al villaggio pittoresco di Alagna Val Sesia (Aosta), abbiamo raggiunto in un baleno (con gli impianti di risalita…) punta Indren e ci siamo spostati al Rifugio Mantova situato a quota 3498 m. Con l’angelo custode impersonato dalla provetta guida alpina Moreno Demonti e con i tre bravi monitori Christian Semadeni, Fabio Tuena e Simone Beti siamo saliti sabato 6 luglio in quattro cordate dapprima alla Ludwigshöhe (4341 m), la vetta oltre i 4000 situata più a sud della Svizzera).

Siamo poi proseguiti per la Parrotspitze (, 4432 m), dalla lunga cresta particolarmente affilata, per raggiungere in seguito la Zumsteinspitze, che con i suoi un po’ più impegnativi 4563 m dopo l’adiacente Dufourspitze (4634 m) e Nordend (4609 m) è pur sempre la terza montagna più alta della Svizzera. Dopo la discesa siamo risaliti a quello che è l’edificio più alto d’Europa, cioè alla Capanna Margherita situata sulla Signalkuppe a quota 4554 m. Oltre ad essere un rifugio serve come osservatorio e laboratorio internazionale di ricerca medico-fisiologica. Scendendo al Rifugio Mantova siamo svoltati per il Balmenhorn (4167 m), uno sperone di roccia non omologato ufficialmente nella lista dei 4000 (ma a noi poco importa). È ben visibile anche da lontano grazie al suo imponente Cristo delle Vette: una statua di bronzo alta 3.60 m e dal peso di 980 kg, trasportata in 11 pezzi dagli Alpini della Valle d’Aosta nel 1955!
Il giorno dopo, domenica 7 luglio ce la siamo presa con un po’ più comoda. Dopo la solita levataccia con colazione alle 4.30 (un noto direttore di una banca locale assecondato dall’altro noto veterinario distrettuale da poco in pensione mi hanno svegliato alle 4, perché loro per infilarsi i pantaloni impiegano mezz’ora) siamo saliti dapprima al Corno Nero (Schwarzhorn, 4421 m) e proseguiti poi fino all’amena Piramide Vincent (4215 m).

Pur appartenendo a due generazioni il gruppo era compatto e affiatato fino alla fine. Da una parte c’era la giovane guida con i monitori già citati e un forte Marco Moser, in più due giovani donne dall’ammirabile condizione fisica, Anita Visinoni e Irene Vassella; dall’altra partecipanti pimpanti ma un po’ più su d’età, come Dario Formolli, Erno Cortesi e l’esperto Hans Russi; che scrive si astiene dal catalogare le altre due coraggiose partecipanti Anna Nussio e Cristina Tamò, dato che non gli sembrava pertinente interessarsi della loro età). Sono molto riconoscente alla Sportiva Palü e a Francesco Lanfranchi per l’organizzazione (che per il suoi impegni con il campo estivo dell’APE non poteva dividersi in due e ha dovuto rinunciato al Monte Rosa), e ringrazio sentitamente la guida Demonti per l’impegno e la professionalità necessarie a avventure di questo genere. Il grado di difficoltà tecnica in questo caso non era alto, ma la prudenza non poteva essere di meno, perché ci si muoveva comunque in zone esposte e in una quota considerevole con il conseguente impegno fisico. A queste altezze la pressione atmosferica si riduce di due terzi e c’è una corrispondente riduzione della concentrazione d’ossigeno. Per sopperirne alla carenza il cuore aumenta i battiti e quindi viene incrementare la frequenza del respiro. Chi scrive lo sapeva in teoria ma non l’avevo mai provato prima, soprattutto dopo aver fatto una donazione di sangue due giorni prima (non si smette mai di imparare). Comunque ci si abitua anche all’altezza: di nuovo grazie a tutti per questa indimenticabile esperienza.
Andrea Lanfranchi