Gita al Piz Lagrev 3165 m.s.l.m.

3 Aprile 2005
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Domenica 3 aprile ci ritrovammo al Palazzo Mengotti, alle 6.30 del mattino per intraprendere una delle ultime gite con gli sci d’alpinismo di questa stagione. Non potendo praticare la consueta gita di due giorni, causa la scarsità di neve, fu deciso di salire sul Piz Lagrev.

Era ancora buio quando transitammo lungo la strada che porta in cima al Giulia. Dopo aver trovato un parcheggio sul passo omonimo, abbiamo preparato il necessario. Ad accompagnarci, oltre ai capaci monitori della Sportiva Palü, c’era pure una guida giovane, simpatica e di spicco, Carlo Micheli.

Dopo aver controllato che l’occorrente fosse in ordine ci avviammo per lo stupendo itinerario. Sotto il ghiaccio del Piz Lagrev potemmo vedere gli altri sciatori prodigarsi in una neve polverosa, quasi introvabile data la stagione primaverile inoltrata. Si potevano udire le voci dei partecipanti che fantasticavano su come poteva essere una discesa su un manto nevoso di quella compattezza. Giungemmo in cima dove c’era un gruppo di alpinisti italiani, i quali ci invitarono a dire un “Padre Nostro” per il Papa. Questa idea fu approvata da tutti con molto entusiasmo. Dopo aver pregato mangiammo uno spuntino e bevemmo un goccietto di te. Era il tempo per la discesa e si poteva vedere frenesia e l’impazienza che c’era, per la paura che il gruppo d’italiani ci superasse e segnasse con i loro sci il manto nevoso intatto. Per nostra fortuna la coltre nevosa era intatta!
Ci avviammo e ci parve subito di essere in fondo, ma Carlo lanciò l’idea di montare le pelli e di risalire il costone. Tutti approvarono e ci rimettemmo in cammino. Dopo tre attacchi al ghiaccio decidemmo, non per la mancanza di voglia ma, semmai per la stanchezza alle gambe di avviarci verso casa. Arrivati in fondo tutti entusiasti del tempo, della neve, della compagnia di viaggio e di molte altre cose, decidemmo di finire la gita andando al bar a bere qualcosa. Là potemmo sentire le storie di scalate utopiche, di salvataggi estremi e di molte altre cose che incutono timore solo ad udirle, immaginatevi come potrebbe essere ad averle vissute! Questi giovani tralasciano una domenica di riposo per accompagnarci sulla montagna e insegnarci alcuni fra suoi segreti e pericoli, per questo bisogna ringraziarli e auguragli un mare di fortuna.